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Le sottofondazioni sono state per un lungo periodo il sistema migliore per sanare i difetti dovuti a cedimenti differenziali delle fondazioni. Tuttora sono utilizzate, anche se i risultati non sempre sono soddisfacenti.
I motivi dipendono da molteplici fattori, tra i quali:

1) talora hanno una massa non trascurabile, soprattutto quando devono raggiungere profondità superiori al metro e mezzo, due; il loro peso tende ad indurre consolidazione nei terreni a grana fine, determinando un cedimento tempo-dipendente che si somma a quello elastoplastico (immediato) con effetti negativi piuttosto che positivi;

2) richiedono l’esecuzione di scavo a campioni, di lunghezza modesta in genere non superiore ai 2-3 metri in funzione della geometria delle fondazioni, del materiale con cui sono state realizzate e del loro stato di conservazione.

Se poi l’intervento non è esteso all’intera struttura fondale (un problema che accomuna le sottofondazione ad altre tecnologie di intervento comunque parziale) si verifica sempre il trasferimento di stati di coazione non controllabili e dagli effetti imprevedibili.

sezione geologica sottofondazioni


Nel caso in esame, come si può vedere dalla sezione geologica (con relativo profilo geotecnico), un edificio con presenza di diffuse lesioni è stato consolidato parzialmente mediante sottofondazioni aventi lo scopo di superare i terreni colluviali e di attestarsi sulle sottostanti piroclastiti argillificate.


In questo caso si sono verificati due effetti:

1) i cedimenti sono ripresi, incrementando nel tempo anche se con effetti modesti sulla sovrastruttura;

2) la presenza delle sottofondazioni, che di fatto hanno agito come un vincolo cedevole non risolvendo il problema, ha comportato il trasferimento di stati di coazione, con conseguente inversione della direzione delle lesioni e comparsa di ulteriori danneggiamenti nelle strutture non consolidate.

Il problema è risultato ulteriormente complicato dalla presenza del muro portante di valle (lato destro della sezione) che termina al primo livello, per poi ritrarsi e poggiare su una trave in calcestruzzo. Ciò ha comportato un eccesso di flessione nella trave e la comparsa di ulteriori lesioni dovute all’incastro delle estremità della trave stessa nei muri ortogonali alla sezione.
In pratica sono stati riscontrati diversi quadri fessurativi ricostruiti con il metodo degli spostamenti e la successiva ricostruzione con tecnica matriciale, talora sovrapposti e, in alcuni casi, con deviazione delle lesioni fuori dal piano.

 

sottofondazioni progetto micropali

Noti sia le cause e sia gli effetti, l’intervento ha previsto l’esecuzione di coppie di micropali a cavalletto la cui lunghezza, variabile da 4 a 6 metri, ha comunque raggiunto le piroclastiti a struttura complessa (strato 4). A seguire, una volta stabilizzate le fondazioni nel loro complesso (da monitorare nel tempo per almeno 6 mesi), i successivi interventi riguarderanno le sovrastrutture con irrigidimento della trave (sulla quale poggiano i muri portanti) e dei solai che sono risultati avere luce eccessiva.

Ing. Luigi Ruggeri (Presidente associazione Meccanici Terrestri)
Geol. Romolo Di Francesco (Direttore scientifico Meccanici Terrestri)

 

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