Nel Decreto Legge 11 novembre 2016, n. 205, che integra quello del 17 ottobre 2016, n. 189, appare da subito la novità più importante riguarda le città più grandi (Teramo, Rieti, Ascoli, Macerata e Spoleto) che avranno la facoltà di sospendere i vincoli del patto di stabilità e, per tutta la durata del decreto (ovvero fino alla fine dell’emergenza), potranno sospendere le imposte comunali soltanto a chi ha subìto danni e sarà in grado di dimostrarlo «mediante adeguata documentazione», come scrive il commissario alla ricostruzione Vasco Errani, ma non si chiarisce a chi e, soprattutto, a quali categorie di lavoratori autonomi (professionisti, commercianti, artigiani, industriali, ecc.); qualcosa è stato scritto soltanto per le aziende agricole.
Le amministrazioni pubbliche, inoltre, avranno la possibilità di assumere fino a 350 persone con contratti a tempo determinato; stesso discorso per la protezione civile, che potrà assumere fino a 20 persone e allargare i propri cordoni di spesa fino a 140.000 euro per quest’anno e 960.000 euro per il prossimo anno 2017. Per il resto, sarà finanziata al 100% la ricostruzione delle case, mentre fuori dal cratere il governo darà contributi fino al 50% del valore dei danni subìti.
I sindaci vedono aumentare i propri poteri e le proprie responsabilità: per ristrutturare i beni culturali, ad esempio, i Comuni potranno procedere ad affidare senza gara tutti i lavori di importo inferiore ai 40.000 euro. In altre parole, i cantieri potranno aprire in tempo brevissimo, senza dover passare per il canonico percorso delle gare d’appalto. I sindaci, poi, avranno l’onere di individuare le aree in cui insediare le abitazioni provvisorie, particolare che, in caso di mancata comunicazione, sarà a carico del D.N.P.C. e delle Regioni.
Per rimettere in piedi il territorio demolito dal sisma, il governo ha anche varato imponenti misure finanziarie: 412.000.000 di euro per il 2016, 346.000.000 di euro per il 2017, 280.000.000 per il 2018, 62.000.000 di euro per il 2019, 42.000.000 di euro per il 2020, 2.000.000 di euro per il 2021 e 140.000 euro per il 2022. L’obiettivo è di completare la maggior parte dei lavori da qui a due anni, in modo da far tornare alla vita normale i paesi della fascia appenninica il prima possibile (e questo, se vero, è assolutamente importante e giusto). La partita più importante, dunque, è quella contro il tempo: più ne passa e meno saranno le possibilità che i borghi montanari torneranno a essere abitati.
La novità è che il Presidente del Consiglio non si è avvalso delle Ordinanze della presidenza del Consiglio dei Ministri come già fece il suo predecessore nell’immediatezza dell’evento sismico del 6 aprile 2009, ma di due Decreti Legge che non hanno nulla di operativo, demandando l’adozione delle ulteriori disposizioni. Una ordinanza importante, però è stata fatta e, cioè, la n. 405/2016 che determina, a sostituzione del precedente metodo di rilevazione dei danni (in uso da oltre quindici anni) utilizzando una nuova scheda chiamata FAST, ben diversa e molto più schematica e veloce della più completa scheda AeDes da utilizzare per ciascuna unità immobiliare. Attendiamo le altre disposizioni.
Geom. Plinio Bellabona (esperto di I livello)
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