L’attribuzione delle lesioni presenti su una struttura all’azione di una frana può essere ricercata attraverso due metodi:
1) il metodo geologico, basato sullo studio geomorfologico del territorio;
2) il metodo ingegneristico, basato sulla lettura ed interpretazione delle lesioni.
Riteniamo che il secondo metodo sia più vantaggioso ed utile, fermo restando che la conferma deve sempre venire dalla geomorfologia.
Vediamo il perché. Lo studio geologico consente di riconoscere le forme dovute alla gravità, ma nulla dice sui cinematismi sviluppati. Lo studio ingegneristico delle lesioni consente di ricostruire quanti e quali meccanismi di danneggiamento si sono sviluppati, quindi – come nel caso specifico – di attribuirli unicamente ad una frana e consentono infine una corretta pianificazione dell’intervento di recupero (qualora possibile).
Chiaro che una volta attribuito il danno all’azione di una frana si passa all’analisi geomorfologico, morfometrica corroborata, quando possibile, da indagini geofisiche. In questo modo si ottiene un quadro clinico a basso costo che consente, infine, una corretta progettazione delle indagini geognostiche.
Quindi, ogni qualvolta qualcuno interviene sullo studio delle lesioni iniziando dalle indagini sui terreni sappiate che ha intrapreso la strada sbagliata, costosa ed inutile.
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